martedì 20 ottobre 2015

Salviamo Henrique Pizzolato, la sua vita e i suoi diritti

di Luigi Manconi 
Tra quarantott'ore Henrique Pizzolato potrebbe essere estradato in Brasile. Pizzolato è cittadino italiano, oltre che titolare della cittadinanza brasiliana, e attualmente si trova nel carcere di Modena, dove sta scontando la pena a dodici anni e mezzo di reclusione, inflittagli in Brasile.

Ridotta ai suoi termini essenziali, la questione è la seguente: perché un cittadino italiano non dovrebbe espiare la propria pena in un carcere italiano, come già sta facendo e come accade a centinaia di detenuti stranieri condannati in Italia e reclusi nel proprio paese di origine? E come già succede a molti italiani che scontano in carceri italiane la pena inflitta loro in paesi stranieri? È un principio elementare, che risponde a criteri altrettanto elementari di riduzione di sofferenze inutili, quali quelle derivanti dal trovarsi privato della libertà in un paese diverso dal proprio, del quale in genere non si conosce la lingua, non si conosco leggi e regolamenti, non si conoscono usi e costumi.
Il caso di Pizzolato è parzialmente diverso, in quanto egli è titolare di una doppia cittadinanza, ma proprio questa circostanza - lungi dall'assicurargli una garanzia - rischia di trasformarsi in un pesante svantaggio. Infatti, tra i due paesi è in discussione, da tempo, un trattato che mira proprio a consentire una simile soluzione, in base alla scelta del diretto interessato (il condannato, cioè).
L'Italia ha già sottoscritto quell'accordo da molti mesi, il Brasile tarda a farlo proprio perché non vuole che Pizzolato possa godere di quel diritto. E, tuttavia, si tratta di una tutela irrinunciabile, considerato che le carceri brasiliane vengono ritenute - nella classifica internazionale dell'orrore e dell'iniquità - tra le peggiori. Per intenderci, appartiene al sistema penitenziario di quel paese la prigione di Pedrinhas, a Sao Luis,dove nel corso degli ultimi due anni hanno trovato la morte 75 detenuti; e dove nel 2013, si sono verificati disordini, conclusisi con 13 vittime.
E si pensi che, a proposito di un altro segmento del sistema dell'esecuzione penale, quello minorile, sono stati gli stessi ispettori governativi a definire "subumano" il livello delle condizioni igienico-sanitarie. La decisione di consentire l'estradizione di Pizzolato in un paese dove il sistema penitenziario presenta un quadro così tragico, nasce da vaghe e approssimative rassicurazioni fornite dal governo brasiliano. Pizzolato, una volta in Brasile, sarà rinchiuso nell'ala dei vulnerabili della prigione di Papuda. Si tratta di una soluzione provvisoria. Il regolamento penitenziario, infatti, prevede che la permanenza di Pizzolato in quell'ala protetta non si dovrà protrarre oltre il 2016: a meno di non violare il suo dritto a passare da un regime chiuso a un regime aperto. Oltretutto, in Brasile, l'esistenza stessa di questa ala speciale è messa in discussione, in quanto è attesa una pronuncia sulla sua costituzionalità, dal momento che riserva ad alcuni detenuti un trattamento privilegiato rispetto ad altri.
In ultimo, il nostro ministero della Giustizia, animato da una incomprensibile fretta di chiudere il caso, dovrebbe riflettere su quanto scrive un folto gruppo di avvocati brasiliani in un appello rivolto al Presidente del Supremo Tribunale Federale di quel paese, dove sono confermati tutti i dubbi sul rispetto dei diritti umani nell'ala dei vulnerabili cui è destinato Pizzolato. Soprattutto, è certo che la permanenza in una condizione detentiva maggiormente tutelata è provvisoria: dal giugno del 2016 Pizzolato dovrà essere trasferito, fino al termine della pena, nell'ordinario ambiente carcerario, dove domina "il degrado umano" e "uomini e donne sono trattati come rifiuti, senza dignità, senza diritto alle regole igienico-sanitarie di base, senza difesa, senza le visite dei magistrati" (testimonianza di un parlamentare brasiliano).
Considerato tutto ciò chiediamo al ministro Andrea Orlando: davvero pensa di avere garanzie sufficienti sul rispetto dei diritti umani nelle carceri brasiliane, per tutta la durata della pena, per il nostro e suo connazionale Henrique Pizzolato? Se la sente in queste condizioni di assumersi la responsabilità di una estradizione?
Pubblicato: 20/10/2015 14:57 CEST  - Aggiornato: 20/10/2015 14:58 CEST

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