venerdì 22 maggio 2015

Punire di più, imprigionare di più: il Brasile nel senso contrario della storia

In Brasile è in discussione al Senato il progetto di legge per riformare il codice penale. La riforma prevede la riduzione dell'età legale a partire dalla quale si potrà essere condannati come un adulto (da 18 a 16 anni), la trasformazione della corruzione in delitto gravissimo e l'utilizzo di prove illecite da parte del Pubblico ministero federale (prove illecite: intromission abusiva nella vita privata, nel domicilio, nella corrispondenza o nelle telecomunicazioni).
Il disegno di legge prevede anche l'aumento delle pene, la fine della libertà condizionale, l'aumento del tempo per ottenere la progressione di regime (ovvero il detenuto rimane più tempo in regime di reclusione prima di ottenere la riduzione a un regime più blando, come quello di semilibertá), l'impossibilità d'applicazione, in alcuni casi, del regime iniziale aperto, così come diverse altre modifiche che implicano l’aumento del tempo di carcerazione.

Per l'avvocato penalista Guilherme San Juan il disegno di legge si allontana degli obiettivi della pena e ostacola le misure di riabilitazione: “Il disegno di legge cerca di indurire la progressione di regime, ad esempio. La cosa corretta da fare sarebbe, piuttosto che discutere le modifiche delle norme penali, discutere, o meglio, mettere in pratica ciò che sollecita a fare la legislazione attuale: costruire strutture dignitose e adeguate al compimento della pena in regime chiuso, semi aperto (semilibertà) e aperto”.
Per l'avvocato la riforma dimostra che il Brasile sta andando nel senso contrario della storia. "Mentre tutto il mondo sta cercando misure per evitare la reclusione, in Brasile, l'obiettivo è imprigionare, come se questa fosse la soluzione al problema della corruzione, degli omicidi e di altri reati che compongono i titoli dei giornali”. In Brasile le accuse pubblicate dalla stampa – e non dimostrate - sono sufficienti al pubblico ministero e ai giudici per decretare l’arresto delle persone.
Diverse associazioni brasiliane, tra cui la Pastorale Carceraria Nazionale, l'Istituto Brasiliano di Scienze Criminali e la Rete di Giustizia Criminale hanno inviato una nota pubblica ai senatori brasiliani  dopo l’analisi del disegno di legge per modificare il codice penale. Le associazioni affermano che “se questo progetto sarà approvato ci sarà un aumento esponenziale della popolazione carceraria, peggiorando di molto il caos penitenziario brasiliano e provocherà un vero e proprio crollo delle istituzioni democratiche nazionali.”
Si legge nella nota che, secondo i dati forniti dal Consiglio Nazionale di Giustizia – organo del  governo – attualmente in Brasile ci sono più di 715.000 detenuti. Il Brasile è il terzo paese che più imprigiona nel mondo.
SOVRAFFOLAMENTO – Dati del CNJ (Consiglio Nazionale di Giustizia – presieduto dal presidente della Corte Suprema brasiliana):
"In Italia”, si legge nella nota, “il deficit di posti è inferiore di quello brasiliano: 65.000 persone detenute per poco più di 48.000 posti esistenti".
Nello stesso articolo 
in cui è pubblicata la nota dalle associazioni brasiliane, Alaor Leite, il professor intervistato, dichiara: "Il nuovo codice penale è un’oscenità, non c’è modo di correggerlo”, "Il codice penale in discussione contiene errori e assurdità che costeranno giorni, mesi e anni di vita per i cittadini brasiliani. Questo è il prezzo della vanità dei riformatori. In nessun’altra carta le parole hanno un tale potere: scritte nel codice penale, persone in carne e ossa saranno inviate per un “viaggio” - sempre a senso unico – verso le segrete del sistema penitenziario brasiliano… In caso di approvazione, non resterà altro che ricordare ciò che viene scritto nel quadro di Goya, secondo cui "il sonno della ragione genera mostri". La ragione dorme nella nostra Casa delle Leggi (il Senato della Repubblica del Brasile)."
Le associazioni sostengono che, nel caso in cui sarà approvato il disegno di legge così com’è, saremo dinanzi alla certezza del crollo del sistema di giustizia e del sistema penitenziario brasiliano.
Davanti a questo scenario che vedrà aggravarsi il caos nelle carceri brasiliane non riusciamo a trattenere una domanda che i lettori di questo blog hanno letto spesso: perché il Ministro della giustizia italiano ha deciso di accordare l'estradizione del cittadino italiano, Henrique Pizzolato - giudicato e condannato in Brasile senza il diritto di appello – perché compia la pena nelle carceri brasiliane, considerate da tanti come medievoli e terribili?

Nessun commento:

Posta un commento